giovedì 30 marzo 2017



23/02/2017
ARIA FRITTA
 di Chiara Raineri
Torneranno i dolci momenti di vuoto?
Le magiche barche su fiumi di sabbia,
i sordi che parlavano la lingua del cuore?
L’ultima immagine di un sogno precedente:
fuoco e nulla.
Mani congelate,
respiro strozzato,
la chiamano vita?
Svegliandomi nel cuore della notte
ricordai che mi dissero
di essere speciale come tutti,
di andarmi a comprare la mia lapide
perché i posti finivano in fretta.
Suoni gutturali e idiomi conosciuti
spiaccicano i residui della mia creatività
e li fondono come se fosse oro
mischiandoli con spumante e false promesse.
Li sento sempre
ovunque
di qua, di là
a destra, a sinistra
ora uno, ora l’altro
si mischiano e sovrappongono
e mi soffocano con fiati malsani;
rovi, rovi che si intrecciano
e si divorano a vicenda.
Vuoti. Disperati;
lontano da me!
Basta.
Lasciatemi dormire.
Cos’è il sonno senza l’abbandono della morte?
E la vita senza i vivi?
Una menzogna.
Basta.
Il mio cuore è colmo di menzogne.
Come un cappio sempre attorno
che si stringe ad ogni sguardo.
Se fossi un capitano la mia nave sarebbe di carta.

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