23/02/2017
ARIA FRITTA
di Chiara Raineri
Le
magiche barche su fiumi di sabbia,
i sordi
che parlavano la lingua del cuore?
L’ultima
immagine di un sogno precedente:
fuoco e
nulla.
Mani
congelate,
respiro
strozzato,
la
chiamano vita?
Svegliandomi
nel cuore della notte
ricordai
che mi dissero
di essere
speciale come tutti,
di
andarmi a comprare la mia lapide
perché i
posti finivano in fretta.
Suoni
gutturali e idiomi conosciuti
spiaccicano
i residui della mia creatività
e li
fondono come se fosse oro
mischiandoli
con spumante e false promesse.
Li sento
sempre
ovunque
di qua,
di là
a destra,
a sinistra
ora uno,
ora l’altro
si
mischiano e sovrappongono
e mi
soffocano con fiati malsani;
rovi,
rovi che si intrecciano
e si
divorano a vicenda.
Vuoti.
Disperati;
lontano
da me!
Basta.
Lasciatemi
dormire.
Cos’è il
sonno senza l’abbandono della morte?
E la vita
senza i vivi?
Una
menzogna.
Basta.
Il mio
cuore è colmo di menzogne.
Come un
cappio sempre attorno
che si
stringe ad ogni sguardo.
Se fossi
un capitano la mia nave sarebbe di carta.
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